martedì 7 marzo 2017

-Mario Merz-

Il senso dell'arte antica era più adeguato a quello che era la vista,
il senso dell'arte moderna è quello vista spesso non può vedere.
C'è l'Arte nostalgica, e c'è l'Arte che in fondo della nostalgia non sa cosa farsene


Mario Merz nasce a Milano nel 1925. E' stato artista, pittore e scultore dell'Arte Povera. Cresciuto a Torino inizia a frequentare la facoltà di medicina, che abbandonerà durante la Guerra per unirsi al movimento antifascista Giustizia e Libertà. Nel 1945 durante un anno di prigionia, sperimenta un tratto grafico continuo, senza mai staccare la punta della matita dalla carta. Già in questi difficili anni di Guerra la sua poetica è orientata verso l'organico, la natura la vita.
Nel 1954 tiene la prima personale presso la Galleria La Bussola a Torino, dove espone disegni e quadri i cui soggetti rimandano all’universo organico e dai quali emerge la conoscenza dell’Informale e del linguaggio dell’Espressionismo Astratto americano. Dalla metà degli anni Sessanta il desiderio di lavorare sulla trasmissione di energie dall’organico nell’inorganico lo porta a realizzare opere in cui gli oggetti di uso quotidiano, divengono forme plastiche attraversate dal neon che, come linfa vitale è portatore di energia.


A partire dal 1968 prende vita l'Igloo. Forma archetipa che segna il nuovo corso della sua carriera. E’ la “casa” primitiva, provvisoria, un luogo di rifugio, simbolo di una cultura nomade, ma anche ambiente di incontro, dalla forma semplice e organica, generata dai materiali più vari

Object cache-toi, 1968


L'artista ribadisce la non importanza dei materiali, essi non vengono scelti per delle caratteristiche specifiche, sono semplicemente il mezzo per creare delle concatenazioni di elementi, ma in un nuovo ordine. Non è mai accumulazione ma proliferazione, sviluppo, crescita.

Seguono interventi ispirati alla sequenza matematica di Fibonacci, che comprende tutti i numeri dallo zero all’infinito, secondo la quale ogni numero corrisponde alla somma dei due precedenti. Una progressione che nello spazio dà luogo a un tracciato curvilineo o a un movimento a spirale, proposta da Merz come il principio universale di accrescimento vitale del mondo organico.

Fibonacci Tables,1974–6


Tavola a spirale, 1982

Dalla seconda metà degli anni Settanta, e soprattutto negli anni Ottanta, Merz ritorna all’arte figurativa, che lo riportano ad una rielaborazione di forme organiche e animali arcaici. Figure primordiali, coccodrilli, rinoceronti, leoni, che condividono gli spazi con scritte al neon o altre presenze luminose.


Terrazza nera in forma di animale, 1997-2000

La sua arte appare animata in fondo da una logica ciclica, un unico grande principio: la spirale. Essa può cominciare molto piccola, esigua, e arrivare a coprire degli spazi formidabili. È un disegno, si sottomette ai numeri, aumentando la dimensione tra numero e numero la spirale cambia, muta di aspetto. La sequenza di Fibonacci genera una spirale perfetta, il cui dinamismo è la crescita di un oggetto-essere nello spazio, è la legge interna alla natura, che nel suo dinamismo continuo racconta il movimento cosmico.



Bibliografia:
wikipedia
cooltura
MarioMerz

arteRai

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